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Il turismo al posto del petrolio

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… Sembra una scommessa al limite dell’impossibile per un Paese come l’Iran, da quarant’anni in conflitto con l’Occidente. Ma Teheran ci crede e quest’anno ha raccolto i primi frutti di una politica di apertura senza precedenti, con linee da crociera che ora lo collegano a tutti i Paesi vicini, visti facilitati, anche per gli europei, investimenti in resorts sul Golfo Persico e il Mar Caspio.

La Repubblica islamica ha bisogno di valuta forte per sostituire gli incassi dalla vendita del greggio e l’arrivo di visitatori stranieri è la via più veloce per ottenerla. Nel periodo estivo, da marzo ad agosto i turisti dall’estero sono saliti a 3,14 milioni, con un aumento del 45 per cento rispetto all’anno scorso. Nell’anno persiano 2017-2018, che va da marzo a marzo, erano stati 5,11 in tutto: il ministero del turismo punta a raddoppiarli.
Un primo «vantaggio» è la spettacolare svalutazione del rial. Nei primi sei mesi del 2018 il valore della moneta locale si è dimezzato rispetto al dollaro. Questo significa viaggi che costano la metà per chi arriva.

L’Iran ha 23 siti inclusi nel patrimonio mondiale dell’Unesco – dalla Persepolis di Ciro il Grande al capolavoro dell’arte islamica che è il centro storico di Isfahan – ma per attirare la clientela dei Paesi vicini ha puntato su attrazioni più profane. A settembre è stata inaugurata la prima linea croceristica iraniana. Una nave da 420 posti, la Sunny, costruita in Svezia collega il porto di Bandar Abbas con Sharjah, negli Emirati arabi uniti. In teoria nemici irriducibili, ma nel Golfo i rapporti
commerciali, ufficiali o no, non si interrompono mai… (leggi tutto l’articolo)

Tratto da “La Stampa” del 4 novembre 2018